Si può applicare la teoria della relatività ad un cerebro umano?

Sono analogie un po' forzate in un mondo dove non esiste un vero riferimento che valga per tutti.

Infatti la teoria della relatività è costruita intorno ad un assunto fondamentale ed esperienziale, ovvero che la velocità della luce nel vuoto sia sempre la stessa per tutti gli osservatori.

Ma nei cerebri umani qual è l'analogo assunto imprescindibile dal quale postulare una relatività psicologica?

In un simile "ambiente" potrebbero anche non esistere entità definibili come osservatori... ci potrebbe essere un unico Osservatore Intelligente che comprende i punti di vista di sub-entità dipendenti, idiote ed inconsapevoli d'esser solo "sensori" di un qualcosa di molto più vasto e complesso del loro IO.

Oppure no?

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