Di definizioni ce ne sono una marea, è un concetto ampio e vago.
Secondo me è la consapevolezza di esistere ed essere un individuo, e riconoscere che fuori ci sono altri individui.
Alcuni ci mettono dentro la morale, come fosse una cosa innata, io no, perché secondo me il rispetto per l'altro deriva proprio dal riconoscerlo come individuo dopo esserci riconosciuti come individui.
Quindi la morale procede a posteriori, dall'esperienza.
Forse potremmo dire che ogni entità vivente possiede degli attributi particolari che distinguono ogni entità da ogni altra al mondo. Cosa ne pensi se dessimo alla coscienza la definizione di "proprietà capace di percepire la realtà "? In fondo essere coscienti significa avere la sintesi percettiva dei nostri cinque sensi. Conosciamo automaticamente una cosa attraverso le percezioni sensoriali. Mi sembra evidente che la coscienza umana percepisce un fiore per i suoi colori, la sua forma, consistenza al tatto e il suo profumo. Evidentemente la coscienza di un'ape rispetto allo stesso fiore è diversa. L'ape ne è cosciente solo per quelle funzioni che il fiore ha per la sua stessa esistenza. Ma l'uomo va oltre i sensi. L'uomo ha la capacità di trasformare ogni sensazione percettiva FISICA in concetto ASTRATTO e quindi diventa cosciente del fiore, per esempio, non solo come un oggetto fisico particolare ma un oggetto che appartiene ad un gruppo di oggetti simili. Con un singolo simbolo letterario e uditivo (f-i-o-r-e) l'uomo si fa coscio di un numero infinito di fiori diversi che appartengono tutti per similarità essenziale allo stesso CONCETTO e in questo modo l'essere umano è capace di espandere la sua coscienza oltre le esperienze materiali ed avere esperienze virtuali e creative, ossia esperienze immateriali o spirituali della realtà fisica chiamate ASTRAZIONI. Solo la coscienza umana è dotata di questo fenomenale attributo.
Potremmo dire ad esempio che la coscienza è quell'insieme di funzioni che ci consetono di sentire e di dire che questa cosa è una mela o che questa cosa è una penna e soprattutto che quest'altra cosa ancora sono io... e certo quell'io diventa subito assai particolare e preminente.
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Di definizioni ce ne sono una marea, è un concetto ampio e vago.
Secondo me è la consapevolezza di esistere ed essere un individuo, e riconoscere che fuori ci sono altri individui.
Alcuni ci mettono dentro la morale, come fosse una cosa innata, io no, perché secondo me il rispetto per l'altro deriva proprio dal riconoscerlo come individuo dopo esserci riconosciuti come individui.
Quindi la morale procede a posteriori, dall'esperienza.
La capacità di razionalizzare la realtà o parte di essa
à l' ergo nel detto di Cartesio " Cogito ergo sum "
l' interfaccia fra il pensiero e l' essere
Ciao Mia, stupenda domanda. Rio ed Etcetera ti hanno già dato due interessanti risposte. A completamento di quanto detto aggiungerei che l' unico che potrebbe definirsi è il soggetto stesso, e cioé la stessa coscienza, ma il suo autodefinirsi non è accettabile. Proprio perché è parte in causa. E da qui come ne usciamo? Garbino.
Forse potremmo dire che ogni entità vivente possiede degli attributi particolari che distinguono ogni entità da ogni altra al mondo. Cosa ne pensi se dessimo alla coscienza la definizione di "proprietà capace di percepire la realtà "? In fondo essere coscienti significa avere la sintesi percettiva dei nostri cinque sensi. Conosciamo automaticamente una cosa attraverso le percezioni sensoriali. Mi sembra evidente che la coscienza umana percepisce un fiore per i suoi colori, la sua forma, consistenza al tatto e il suo profumo. Evidentemente la coscienza di un'ape rispetto allo stesso fiore è diversa. L'ape ne è cosciente solo per quelle funzioni che il fiore ha per la sua stessa esistenza. Ma l'uomo va oltre i sensi. L'uomo ha la capacità di trasformare ogni sensazione percettiva FISICA in concetto ASTRATTO e quindi diventa cosciente del fiore, per esempio, non solo come un oggetto fisico particolare ma un oggetto che appartiene ad un gruppo di oggetti simili. Con un singolo simbolo letterario e uditivo (f-i-o-r-e) l'uomo si fa coscio di un numero infinito di fiori diversi che appartengono tutti per similarità essenziale allo stesso CONCETTO e in questo modo l'essere umano è capace di espandere la sua coscienza oltre le esperienze materiali ed avere esperienze virtuali e creative, ossia esperienze immateriali o spirituali della realtà fisica chiamate ASTRAZIONI. Solo la coscienza umana è dotata di questo fenomenale attributo.
Domanda difficilissima se non impossibile questa, perché la coscienza non può essere definita se non da se stessa, ma nel momento in cui la coscienza tenta di definire compiutamente se stessa si pone fuori da se stessa e quindi non può cogliersi appieno e ciò che definisce non è la coscienza, resta qualcosa di sé che le sfugge, un indeterminabile.
Potremmo dire ad esempio che la coscienza è quell'insieme di funzioni che ci consetono di sentire e di dire che questa cosa è una mela o che questa cosa è una penna e soprattutto che quest'altra cosa ancora sono io... e certo quell'io diventa subito assai particolare e preminente.
Ma certamente non è una definizione granché soddisfacente, quanto meno è assai vaga e anche a tentare di renderla più precisa mi sa che si possa migliorare di poco. La coscienza forse sono proprio io e solo io o forse è l'universo intero che per essere può solo essere cosciente o quanto meno tentare di esserlo senza riuscirci mai fino in fondo, esattamente come me che di questo sono cosciente.
Quella parte della mente che giudica e scruta ciò che si pensa o si dice. E' al di sopra del pensiero.
à la consapevolezza
Ce l'hanno tutti
Ma a volte viene " sfidata" ;) ---> https://www.google.it/search?q=sfidsnte&ie=UTF-8&o...
la volontà che si autoguarda tramite intuizione
Co-scienza = conoscenza di sé stessi.