Qual' é il potere dell' "isteria" nei disturbi di somatizzazione?

Nel reprimere un disagio a lungo inespresso, mi é capitato di far perdurare dentro di me i sintomi di un malessere ormai guarito, a giudicare dalle analisi cliniche praticamente perfette.

Di natura solare ed estremamente socievole da sempre amo la compagnia, gli eventi (mondani e non! ); e posso dire di conoscere, almeno di vista,; innumerevoli persone. Dunque di me non si può certo dire che abbia mai sofferto di agorafobia.

Tuttavia ormai da tempo e sempre più spesso mi accade, in presenza di altri (sia gruppi di persone che singoli individui) di avvisare evidenti malesseri quali tossi convulse, reflussi gastrici, astenia, ansia, asfissia, sudori freddi. Isolati episodi di timidezza e/o difficoltà; comunicativa, mai riscontrata prima. Ma ciò non significa che io non gradisca quelle compagnie: il disagio a contatto con gli altri se c' é è inconscio ed ad una prima analisi immotivato; e pensare che un tempo ero talmente disinvolta da far teatro!

Cosa ne é stato di me?

Si dice che lo stomaco abbia una ; "memoria", ed in tal senso negli ultimi anni il mio é; stato sede e centrifuga di tutte le mie emozioni; mina, vulcano e vaso di pandora dei miei desideri, dei miei progetti e delle mie ansie: e partendo dal pretesto circostanziale e dagli effetti temporanei e volatili di un'intossicazione "reale"... Ho trascorso, (quasi; alienandomi da me stessa) gli ultimi sei anni a soffrire di innumerevoli e correlati malesseri "irreali". Ed il tutto con impotentel ucidità. Gli unici rimedi paiono l' amore, inteso sia come sentimento che come pratica erotica, e l' arte, di cui sono duttile ed estrosa praticante.

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