Insomma, non credo di sbagliare nel dire che una delle basi principali della cultura e della pratica giuridica sia quella del diritto di proprietà privata che traduce il senso dell' appartenenza. Così come è un punto fisso nell' ambito economico e via dicendo. Ma come nasce precisamente questo concetto e soprattutto come viene giustificato a livello filosofico ? Ho vaghi ricordi liceali di qualche tentativo in merito da parte di Locke, ma non mi riesce di inserire il tutto in un quadro ricostruttivo soddisfacente.
Update:L' intervento è questo http://it.answers.yahoo.com/question/index;_ylt=Ar...
contiene una minima riflessione anche sul diritto
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Certamente il riferimento del diritto di proprietà, come di ogni diritto sociale al patto sociale di Locke e alla sua concezione dell' uomo lupo dell' uomo mi pare corretta, la forza del diritto è, come dice dr. Evol, quella di garantire la convivenza felice agli uomini in modo razionale (anche se il principio a cui il diritto si ispira resta comunque assiomatico; gli uomini nascono uguali, liberi ecc. sono, per quanto evidenti, delle asserzioni sintetiche a priori giustificate da se stesse), anziché nel modo fideistico espresso dal comandamento non rubare che fa appello per gli stessi propositi sociali, alla forza impositiva di una volontà trascendente all' umano. Sappiamo però anche che la proprietà, proprio in quanto privata (nel senso espresso dalla parola privare) è stata intesa come una sottrazione determinata fin dall' origine da un volersi appropriare individualmente di ciò che non è privato, ma condiviso e condivisibile, ossia di voler solo per sé tutto ciò che la comunità riconosce oltre all' individuale immediato bisogno (oltre a ciò che garantisce la mia individuale sopravvivenza e non può essere condiviso con altri pena il mettere in dubbio il mio poter individualmente sopravvivere) e tra questi individuali bisogni c' è pure quello dell' appartenenza di ciò che ci definisce e da cui ci sentiamo appartenuti ossia tenuti a parte, salvaguardati dal perenne travolgente mutare delle cose. In tal caso il diritto alla proprietà privata eccedente i miei bisogni appare piuttosto come un diritto alla rapina in modo che il rapinatore di successo (mi vengono in mente i primi pirati mercanti della società mercantile, vichinghi e saraceni che alternavano i due mestieri a seconda delle occasioni) si senta garantito di non subire rappresaglie da chi è stato derubato e che potrebbe poi mettere in discussione l' ordine sociale basato sul godimento stabile dei frutti della propria potenza rapinatrice.
E' chiaro che nella visione dell' uomo lupo il diritto della proprietà serve a contenere il lupo affinché la società (il bene comune) possa sopravvivere, ma sappiamo anche che questa visione non è quella originaria dell' essere umano, deriva piuttosto dalla concezione di una natura radicalmente malvagia dell' essere umano colpevole di un peccato originale, natura che il diritto tempera attraverso un compromesso. Si vuole far credere che l' uomo di per sé sia solo lupo famelico perché il lupo famelico ha un ruolo fondamentale nelle dinamiche di potenza, è lui il propulsore, colui che crea il progresso che, come la sua avidità, frutto del suo nichilismo non ha limiti. Lo si vuole far credere soprattutto a opera della minoranza dei lupi che, attraverso il diritto, si pongono al sicuro da eventuali rimostranze delle pecore che devono pur tuttavia credere di essere esse stesse lupi e ancor più lupi dei lupi, senza il guinzaglio del diritto che le tiene a freno. Questo mette in luce una prima contraddizione del diritto alla proprietà, ma vi è a mio avviso una contraddizione ancora più profonda che riguarda il significato positivo di proprietà. Se la proprietà assicura infatti la mia libera integrità ma è intesa come privata e che quindi priva altri dalla condivisione, se è sottrazione dalla sfera del condivisibile e quindi da difendere privatamente, questa difesa la si invoca, attraverso il diritto da quel pubblico a cui è stata sottratta e l' intervento pubblico in difesa della mia proprietà non si eserciterà in altro modo che in una limitazione alla mia integra libertà individuale, la stessa in nome della quale giustifico la mia proprietà. E questo lo vediamo benissimo nella società contemporanea, ove il rispetto della proprietà privata è sempre più determinato in concreto non dagli enunciati di diritto in sé impotenti, ma dalla coercizione e dal controllo in nome della sicurezza. Prova lampante di quanto il diritto alla proprietà come istanza razionale di garanzia di libertà abbia fallito nel realizzare ciò che prometteva, la libera e felice coesistenza sociale.
Midnight - se non disturbo ancora, vorrei rispondere in un altro modo alla stessa domanda che hai già fatto in altra sede e dove hai indicato che non condividevi alcuni passaggi. Sarei curioso di conoscere meglio il perché della non-condivisione secondo il tuo ragionamento.
La tua domanda parla di "cosa giustifica la proprietà " ma io la interpreto come "cosa giustifica il DIRITTO di proprietà " poiché la proprietà è il concetto che si riferisce alle cose fisiche, mentre il diritto è il concetto morale che si riferisce alle AZIONI che una persona può fare con le cose fisiche. Il diritto di proprietà si riferisce specificamente alla libertà di agire. Significa poter usare un bene o valore ed essere liberi dalla coercizione fisica e interferenza da altre persone. Il diritto di proprietà è concretizzato nella libertà individuale di poter agire secondo la nostra volontà e non secondo la volontà di qualcun altro. Il diritto di proprietà è un diritto correlativo al diritto alla nostra vita. Il diritto alla vita è la base necessaria per qualsiasi altro diritto. Se la vita non è un nostro diritto naturale, anche il diritto di agire liberamente su ciò che produciamo viene a mancare automaticamente.
Il diritto di proprietà non è il diritto a possedere un oggetto! Un diritto, qualsiasi diritto, esiste solo in un contesto sociale. E il diritto di proprietà è il diritto di essere liberi di agire, acquisire e produrre un oggetto senza violare lo stesso diritto a qualcun altro. Quindi, il diritto di proprietà è il metodo MORALE di subordinare una società ad un principio di legge etica. Una società si definisce come l’insieme di due o più persone. Un diritto individuale non dipende dal voto delle persone che compongono una società . Un diritto non è un concetto arbitrario, ma un concetto oggettivo legato alla realtà oggettiva della vita. La vita determina l’esistenza del diritto individuale in qualsiasi tempo storico e in qualsiasi contesto sociale. Gli uomini possono solo fare leggi che violano o proteggono il principio etico del diritto di proprietà .
Un diritto si riferisce esclusivamente al concetto di protezione della vita individuale. Non ci sono "diritti collettivi" perché non ci sono "vite collettive." Un diritto non deriva dalla collettività , dalla società o da Dio. Un diritto è una difesa morale individuale CONTRO la collettività , contro l'abuso di potere della maggioranza sulle minoranze. E l’individuo singolo è la minoranza più piccola! Un diritto è la demarcazione protettiva che l'insieme di tutti gli altri uomini non possono attraversare senza essere immorali. Per attraversare quella demarcazione di diritto bisogna abbandonare la razionalità e scegliere un'azione dettata dalla forza fisica animalesca. Un diritto non è mai una violazione del diritto di qualcun altro. E' sempre una difesa morale CONTRO l'abuso di potere, contro l'inizio della forza fisica, della violenza o della frode.
Dove non esistono leggi che proteggono il diritto individuale di proprietà non esiste etica razionale. Esiste soltanto l'abuso di potere.
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