è facile da una poltrona comoda e ben pagata aiutare gli operai chiudendogli la fabbrica?

Da qualche tempo assistiamo a rigurgiti di manierismo borghese d'essai e radical chic, nei confronti di operai e ceti più svantaggiati. Giornalisti strapagati che pontificano in televisione e versano lacrime di coccodrillo per gli operai di turno che perdono il posto di lavoro. Altri li invitano in televisione per decorare e rendere attrattive le loro trasmissioni.

Poi ci sono i magistrati che, dall'alto di stipendi sicuri e molto lauti, in sedi comode e climatizzate, prendono decisioni che, nel bene e nel male, rischiano di mettere in ginocchio migliaia di famiglie.

La questione è seria e delicata, e non vorrei essere frainteso: diritto al lavoro e diritto alla salute hanno pari dignità.

Ma, mi domando, è possibile che in tanti anni la politica e la magistratura non abbiano avuto modo di pianificare azioni, strategie, soluzioni (perchè, per esempio, è stato fatto crescere a dismisura il quartiere Tamburi, vicino all'ILVA?). E perchè si è arrivati a soluzioni dell'ultimo minuto che, guarda caso, per consentire a qualcuno di pararsi le chìappe, finiscono col penalizzare migliaia di operai?

Perchè, per esempio, non finanziare, attraverso il taglio di stipendi e pensioni d'oro, un'indennità congrua da corrispondere agli operai che rimangono a casa durante il fermo e la bonifica degli impianti?

Mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero in merito

Update:

@Luc

D'accordo ma il mio nichilismo ideologico mi porta a preoccuparmi anzitutto degli operai, prima che a lanciare anatemi contro un leviatano incommensurabile al quale, con la mia piccola scopa, non riuscirò nemmeno a fare il solletico

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