Può essere accettato dagli altri...se non accetta la propria natura?
...a voi la parola...
Vi ringrazio per eventuali risposte, Buona serata a tutti!
Update:Complimenti, ho letto molte interessanti risposte! Grazie
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ti parlo per esperienza diretta, perchè ho una lieve deformità fisica, per mia fortuna non particolarmente evidente, ma è una cosa che mi ha creato parecchi problemi: non è bello, non è piacevole, per molto tempo è stato imbarazzante e a volte lo è ancora.
A volte mi girano i cosìdetti quando mi sento trattato come un fenomeno da baraccone e devo sopportare le facce stupite di chi non mi conosce e non lo sa, i commenti goliardici dei soliti idioti che scherzano su un problema che a suo tempo mi ha fatto passare l'inferno, gli inevitabili problemi estetici in una società che si basa quasi solo su questo (perchè pochi càzzi, diciamolo chiaramente: le persone guardano MOLTO all'estetica).
Emblematica la sincerità dei bambini. L'altro giorno un bambino in palestra mi ha chiesto candidamente: "Cos'hai lì? Cos'è quella roba?" e io serafico "E' una deformazione"... che dire, ha fatto la domanda che tutti si pongono ma che di solito non esprimono ad alta voce (per fortuna)
Per fortuna dopo tanti anni sono riuscito ad accettarmi e 99 casi su 100 sono in grado di fregarmene, ma confesso che quando per qualche motivo mi sento vulnerabile fatico a guardare allo specchio "quella roba" che sarà sempre la mia compagna di vita in un mondo nel quale la copertina rimarrà sempre la prima cosa per cui si giudica una persona.
Detto ciò, mi sono integrato in società? Complice il fatto che il mio problema non salta subito agli occhi e che a mia volta tendo a portarlo con una certa disinvoltura, sì, mi ci sono integrato. Ma è un dato di fatto che per molte persone sono "quel ragazzo con quella roba lì" e ci scommetto le chiappe che anche a leggere questa sorta di "confessione" alcune persone potrebbero leggermi sotto un'ottica diversa rispetto a prima. Ma dopo le menate di anni e anni direi che questo è il meno
Ma guarda, c'è una realtà molto vicina a noi, ed è Yahoo.
Io so di almeno due persone che ho conosciuto quì, che hanno gravi handicap fisici, ma essendo molto brillanti intellettualmente hanno riscontrato un buon successo nella community.
Sarei curioso anche io di vedere la reazione dell'interlocutore o interlocutrice nella vita reale e non quella virtuale.
E' la cultura dell'apparire che ci condiziona, il 95 % delle persone quì non hanno un'immagine personale come avatar e non credo sia dettato solo dal voler essere anonimi, ma anche dal non accettare la propria immagine.
Non so se è paura della diversità più che della deformitÃ
Qua tutti ti diranno che sono aperti e che bisogna farlo sentire a proprio agio, in fondo è come noi.
Tutte frasi ipocrite,perché una persona con deformità fisiche,anche volendo,non si integrerà mai nella società .
Verrà sempre considerato diverso,inferiore se vogliamo,e purtroppo solo se ha un carattere forte e determinato sopravviverÃ
La penso esattamente come Scemo chi legge.
Io conoscevo un signore con la gobba. Beh questo è morto a 57 anni e ancora che tutti lo ricordavano così: quello con la gobba. Lavorava in banca, si era laureato ma niente, era solo quello con la gobba.
Poi capita che qualcuno conosce uno zoppo e allora ti dice la "bellissima frase" : poverino, è zoppo però simpatico!
Secondo me puoi riuscire a fregartene ma di sicuro avrai sempre gli occhi addosso e quel cà zzo di "poverino" attaccato ad ogni frase.
Ho lavorato molto con persone che comunemente vengono definite "diverse": handicap fisici e mentali anche bimbi. Contrariamente a quanto ho letto in alcune risposte, la nostra società che si dice sia schiava dell' esteriorità , si dimostra molto più aperta al confronto di quanto non lo fosse nelle passate generazioni. Società , tuttavia, è un termine troppo generico e ,riflettendoci, la società è formata dai singoli. Ti porto l' esempio dei bambini: ci sono quelli che davanti al coetaneo con deformità agli arti sviluppano un istinto di protezione, quelli che ne hanno timore e quelli che lo scherniscono. Crescendo questi bimbi perderanno la spontaneità delle loro azioni e saranno condizionati da cultura ed educazione producendo, spesso, adulti politicamente corretti ma che in cuor loro continueranno ad avere timore. Questi sono gli individui con cui più spesso mi sono rapportata. Ad onor del vero, bisogna dire che molti di loro, spinti dalla necessità di mostrarsi tolleranti ( parola mostruosa ), sono entrati più a fondo in relazione con questa diversità , scoprendo che non l' avvertivano più come tale. Questo sarebbe stato assai difficile 40 anni fa e i fautori del "si stava meglio nei bei vecchi tempi andati" dovrebbero prendere nota. Su queste cose c' era più ipocrisia allora: si chiudevano in un istituto e chissenefrega se c'è una grande mente o un grande cuore a cui si nega di esprimersi...l' atteggiamento era di quelli che ti fanno vedere una casa bella pulita ma appena alzi un tappeto ci trovi la polvere. L' integrazione comincia ad essere possibile, di questo sono certa.
E' decisamente più probabile che una persona con deformità fisiche accetti la propria condizione (ed è costretto a farlo) piuttosto che una società , dove l'estetica e l'"involucro" sono praticamente tutto.
Siamo costantemente bombardati da messaggi relativi all'estetica. Perfino la chirurgia plastica è a portata di mano di tutti ed è sempre più utilizzata. Il resto viene di conseguenza, con il ripetersi della "bella presenza" negli annunci di lavoro.
Quindi, dico si, l'integrazione sarebbe anche fisiologicamente possibile, ma resterà il condizionale.
Infine, piccolo grande dettaglio: è ancora troppo pieno di beceri ignoranti che parcheggiano l'auto su posti destinati a disabili. Io prenderei spunto anche da queste cose per capire la leggerezza con cui viene preso il problema dalle cosiddette persone normodotate (termine totalmente da analizzare, perchè esclude organi interni come il cervello).
No, non potrà . Non del tutto, almeno.
Lo dico per esperienza: mio cugino è in sedia a rotelle e non può farcela da solo.
Già questo, di per sé, è una palese dimostrazione del fatto che non potrà mai essere completamente integrato nella società : non può fare ciò che vuole (lavoro e quant'altro), difficilmente si sposerà ed avrà una famiglia (è già abbastanza avanti con l'età , a dire il vero), si muove difficilmente causa poco riguardo sull'argomento "barriere architettoniche" e da solo è impedito.
Ci sono diverse categorie di uomini, ed ogni categoria ha una propria reazione.
- C'è la categoria del "provo pena ma cerco di non darlo a vedere". Questa categoria si sforza in modo fin troppo esagerato di integrare e far sentire a proprio agio il disabile. Ma lo sguardo e determinati gesti dicono tanto. Uno sforzato ottimismo, un sorriso fin troppo falso. Uno sguardo che dice: "Poverino, non devo assolutamente dire/fare qualcosa di sbagliato"
- C'è la categoria del "Provo pena apertamente" , e sono quelli che ogni due per tre se ne escono con un: "Ma ce la fai da solo?" o "Hai bisogno di qualcosa?" o "Ma ci arrivi al bagno o vuoi una mano?" o "Ti fa male qualcosa?".
Non dico che non ci debbano essere attenzioni verso il disabile. Ma gli si deve dar modo di mostrare che necessita di un aiuto, senza sentirsi obbligato a dover dire: "Si, da solo non ce la posso fare".
Dev'essere lui ad accettare la propria condizione, a valutare quando può e quando non può. Lentamente e nel tempo che gli è necessario. Accelerare questo processo è contro-produttivo.
- C'è la categoria del "E' diverso solo in senso strettamente fisico."
Ne fanno parte le persone che danno una mano, solo se richiesta. Che ammettono a sé e agli altri che il disabile non è totalmente in grado di far tutto da solo, ma né lo rinfacciano, né cercano in ogni modo di aiutare se non quando è richiesto ed è strettamente necessario. Sono coloro che hanno acquisito l'empatia.
Probabilmente sono passata attraverso tutte queste categorie.
Ora posso ammettere sinceramente di far parte dell'ultima categoria. Il rapporto con mio cugino mi ha insegnato tanto, ne abbiamo spesso discusso apertamente ed esplicitamente.
Anche la Croce Rossa mi ha aiutato a riflettere su questa problematica, a capire come rapportarmici e come agire, di conseguenza.
La risposta alla tua domanda è no.
Non potranno mai essere integrati.
Verranno sempre visti come i "diversi".
Non necessariamente come inferiori, ma sicuramente come diversi e impossibilitati.
La vedo così.
Forse sono uscita fuori tema. Non lo so, insomma. Ho un po' divagato.
Ciao cavo.
Una persona con deformità fisiche può anche accettare la propria natura, ma sarà difficile che venga veramente e completamente accettato dalla societÃ
Verrà sempre indicato come colui che ha delle deformità fisiche, verrà ignorato nei momenti in cui non farà più comodo e verrà preso in giro, scapperà sempre la battuta o l'allusione.
Io vorrei tanto credere, come dice angelbetty, che l'integrazione è ancora possibile.
La realtà credo sia che la società vada presa, capovolta e rieducata.
Cosa impossibile.
E' possibile ciò avvenga, ma fuori -e, sono arcisicura- c'è ancora tanta ma tanta sub-cultura.
Gli ultimi faticano a farsi accettare, chi li accompagna si scontra ogni giorno con dei muri altissimi.
Ma, come si dice: un viaggio inizia dal primo passo e questo,ammettiamolo,c'è stato.
Si, infatti conosco un ragazzo che è nato con una deformità fisica che è conosciuto da un sacco di persone, avendo un ruolo attivo nelle rappresentanze studentesche... ha veramente tanti amici ed è considerato quasi un "leader" :)