Ciao, secondo me é vero che, in linee generali, una laurea umanistica offre meno sbocchi lavorativi di una laurea in ingegneria o in medicina, ma mi sembra esagerato ridicolizzare le lauree umanistiche e dire che sono tutte facili. Innanzitutto bisogna distinguere tra facoltá e facoltá … una mia amica ha studiato lettere antiche e non mi sembra che fosse una facoltá molto facile.
Dal punto di vista lavorativo é peró vero che é normalmente piú difficile trovare lavoro con una laurea in lettere antiche o beni culturali o filosofia rispetto ad una laurea in ingegneria o economia e commercio … le ragioni sono ovvie e le hanno giá illustrate gli altri utenti.
Ma ció non vuol dire che un laureato in ingegneria ha il lavoro garantito, né che un laureato in una facoltá umanistica sia destinato a fare il disoccupato o il mantenuto!
Il fatto é questo: molto spesso chi sceglie facoltá umanistiche lo fa seguendo uno di questi ragionamenti: “ho fatto il classico, perció faccio lettere”, “mi piace molto filosofia, perció mi iscrivo alla facoltá di filosofia”, “vado bene di inglese, quindi mi iscrivo a lingue straniere”. Insomma, lo fa in base alle materie che si studiano e non pensando al lavoro che vuol fare “da grande”. Quindi ci si ritrova con una laurea ma senza la piú pallida idea di che lavoro fare e si inizia a mandare il cv un po’ dappertutto… ricevendo ovviamente poche offerte, anche perché le aziende.
Questo puó capitare ovviamente anche a laureati in ingegneria o in economia, ma ci sono molte piú aziende che cercano neolaureati in ingegneria o in economia rispetto a neolaureati in lettere antiche o lettere moderne o filosofia….
Un ragazzo che sceglie una facoltá umanistica e che giá dal primo anno (o meglio… dalle superiori!) sa giá che strada vuol prendere, ha molte ma molte piú possibiltá di trovare lavoro rispetto a chi non ha la piú pallida idea su cosa vuol fare, perché puó iniziare giá ad arricchirsi il curriculum. Ti faccio degli esempi di miei amici e conoscenti che hanno trovato lavoro con una laurea umanistica
Triennale in lingue (inglese e tedesco): una mia amica che ha fatto il classico e che a 16 anni ha deciso di volere diventare assistente di volo, ha fatto lingue. Presa la triennale ha fatto la ragazza alla pari in Spagna (per imparare lo spagnolo) e adesso lavora per la Lufthansa. Ha puntato sul tedesco (e non su altre lingue, come il portoghese e o il russo) perché é piú facile trovare lavoro per la Lufthansa che per compagnie russe o portoghesi/brasiliane. Lo spagnolo lo ha scelto perché aveva giá intenzione di trasferirsi in Germania e voleva imparare una terza lingua che fosse utile dal punto di vista turistico ma allo stesso tempo che potesse imparare velocemente (in massimo 6 mesi).
Scienze della comunicazione: una mia amica che fin da piccola voleva diventare giornalista, dopo il classico si é iscritta a scienze della comunicazione e giá dal primo anno di universitá ha iniziato a scrivere per il giornalino del suo paese. Presa la triennale ha fatto un viaggio di un anno per il mondo (lavorando, facendo volontariato e svolgendo altre varie attivitá), ha scritto vari articoli (anche per Lonely Planet) e ha creato un blog. Adesso lavora come giornalista freelancer e ha abbastanza lavoro da potersi mantenere (che, in questo settore, non é poco!).
Scienze della comunicazione: un’altra mia amica che ha fatto questa facoltá ha fatto Erasmus in Irlanda per imparare bene l’inglese. Per maturare esperienza lavorativa, ha fatto volontariato all’estero per due estati consecutive (tra il primo e il secondo anno e tra il secondo e il terzo anno). Presa la laurea si é immediatamente trasferita a Londra, dove ha fatto un corso per specializzarsi in marketing e dove ha fatto uno stage in una multinazionale. È poi tornata in Italia e ha praticamente trovato lavoro nel giro di un mese….. avrá avuto la “laurea delle merendine” ma parlava perfettamente inglese e a soli 22 anni aveva giá quasi un anno e mezzo di esperienza lavorativa in 3 paesi diversi.
Lettere: una mia amica che ha studiato lettere per diventare insegnante ma che si é resa conto che é difficilissimo trovare lavoro in questo settore ha fatto dei corsi (non so bene quali!) per insegnare italiano come lingua straniera. Ha lavorato per un anno in Spagna e per 6 mesi in Argentina, ora é tornata in Italia e insegna italiano agli immigrati.
Ovvio che questi sono tutti esempi di gente che é riuscita a trovare lavoro … potrei citarti una lista di amici che non ha trovato lavoro (alcuni con lauree umanistiche, altri con lauree scientifiche). Ma volevo farti vedere che se si inizia a pensare al proprio futuro quando si é all’universitá, e non dopo che ci si é laureati, si hanno molte piú possibilitá di trovare lavoro.
La facoltà umanistiche non sono affatto facili, e chi lo dice evidentemente non ci ha mai studiato e parla per sentito dire.
Non si tratta certo di leggere le 300 pagine e ripeterle a papera, ma significa analizzare nel profondo, comprendere e fare proprio un universo di concetti storici, filosofici, letterari e linguistici che non sono affatto scontati.
Gli studenti devono sapersi districare tra tutte le branche del sapere umanistico, a prescindere da quello che effettivamente vogliono approfondire, perché non puoi dire di conoscere realmente, ad esempio, un autore letterario senza conoscere anche il periodo storico in cui ha vissuto (e quelli immediatamente precedenti), le correnti filosofiche del periodo, quelle artistiche e anche le questioni sociali dell'epoca.
Tutti questi campi del sapere sono strettamente collegati e non sono assolutamente prescindibili gli uni dagli altri.
Che poi, a livello lavorativo, sono generalmente poco spendibili sono d'accordo, ed è un vero peccato ... Ma questo non le rende più facili o meno 'degne' rispetto alle lauree scientifiche.
Entrambe sono importanti, forse la differenza sta nel fatto che mentre le umanistiche hanno più valore a livello di cultura personale, quelle scientifiche hanno più valore a livello lavorativo.
di solito lo fanno i laureandi in medicina e ingegneria, che possono essere i peggiori esseri umani esistenti, fondamentalmente lo fanno perchè sanno (o credono di sapere) che le facoltà umanistiche portano a settori saturi o con lento ricambio lavorativo, mentre i loro settori sono perfetti, si lavora il giusto e c'è sempre ricambio, ovviamente non è così, ma se la tirano troppo per ammetterlo
Mia umile opinione: già sulla distinzione tout court "umanistico/scientifico" ci sarebbe tanto da discutere, personalmente la trovo una divisione anacronistica, in un certo senso pure stupida.
Maynard Hutchins, un importante intellettuale ed educatore del novecento, ha sempre insistito circa la necessità di una visione unitaria del sapere, come prodotto dell'uomo nell'esplorazione di se stesso e di cio che lo circonda. Ci sono tanti esempi, anche storici, di persone spinte da passione, intelligenza e valori, affermatesi in campi poliedrici del sapere confinanti in parte in cio che si definisce "umanistico" ed in parte in cio che si definisce scientifico (albert schweitzer fu uno dei piu grandi medici del ventesimo secolo, ma fu pure un abilissimo organista, filosofo e studioso di musica, Pierre de Fermat è riconosciuto come uno dei maggiori matematici della storia ma fu pure un grande avvocato, e magistrato francese, lo stesso John Nash, fu un matematico di prim'ordine ma con le sue teorie innovo anche e soprattutto ambiti schiettamente umanistici nel campo dell'economia, che di certo è prodotto dell'uomo e non scienza naturale, ne studia fenomeni naturali-scientifici tout court e si puo continuare.).
Lo studio richiesto per eccellere in ambiti letterari (musicologia, storiografia etc) non è da meno di tanti studi scientifici (non parlo solo della laurea, ma pure della necessita di prendersi dottorati di ricerca, pubblicazioni etc per affermarsi nella ricerca seppur in campi umanistici). E sicuramente un avvocato e ancor di piu un magistrato o notaio (anche se io gli studi giuridici come quelli finanziario-economici li considero piu "tecnici" che "umanistici tout court") non studia certo di meno di tanti laureati in materie "scientifiche" :), voglio dire parliamo di percorsi quasi decennali che richiedono sforzi non indifferenti, anche dal punto di vista economico.
Circa il lavoro, è ovvio che un ingegnere sia piu richiesto di uno storico, per intenderci. Ma non pensare che significhi necessariamente l'el dorado: ci sono ingegneri, specie in certi campi (civile, edile, biomedico) che vengono assunti come primo contratto a 600 euro al mese in studi privati.
E' evidente che in questi nostri tempi orientati sulle risorse tecnologiche, elettroniche ed industriali, l'intero mondo umanistico se la passa piuttosto maluccio. Del resto, come si usa dire, è tutta questione imperniata sulla cosiddetta "spendibilità" dei vari Diplomi e delle diverse Lauree. In effetti quelli e quelle basati/e sulle materie classico-umanistiche danno accesso solo e soltanto ad attività di nicchia. Sono gli studi nelle svariate discipline tecnico-scientifiche ad aprire ancora le pure rare porte del lavoro. Questo ineccepibile dato di fatto condiziona pesantemente le scelte scolastiche dei nostri giovani. Non potrebbe essere altrimenti.
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Ciao, secondo me é vero che, in linee generali, una laurea umanistica offre meno sbocchi lavorativi di una laurea in ingegneria o in medicina, ma mi sembra esagerato ridicolizzare le lauree umanistiche e dire che sono tutte facili. Innanzitutto bisogna distinguere tra facoltá e facoltá … una mia amica ha studiato lettere antiche e non mi sembra che fosse una facoltá molto facile.
Dal punto di vista lavorativo é peró vero che é normalmente piú difficile trovare lavoro con una laurea in lettere antiche o beni culturali o filosofia rispetto ad una laurea in ingegneria o economia e commercio … le ragioni sono ovvie e le hanno giá illustrate gli altri utenti.
Ma ció non vuol dire che un laureato in ingegneria ha il lavoro garantito, né che un laureato in una facoltá umanistica sia destinato a fare il disoccupato o il mantenuto!
Il fatto é questo: molto spesso chi sceglie facoltá umanistiche lo fa seguendo uno di questi ragionamenti: “ho fatto il classico, perció faccio lettere”, “mi piace molto filosofia, perció mi iscrivo alla facoltá di filosofia”, “vado bene di inglese, quindi mi iscrivo a lingue straniere”. Insomma, lo fa in base alle materie che si studiano e non pensando al lavoro che vuol fare “da grande”. Quindi ci si ritrova con una laurea ma senza la piú pallida idea di che lavoro fare e si inizia a mandare il cv un po’ dappertutto… ricevendo ovviamente poche offerte, anche perché le aziende.
Questo puó capitare ovviamente anche a laureati in ingegneria o in economia, ma ci sono molte piú aziende che cercano neolaureati in ingegneria o in economia rispetto a neolaureati in lettere antiche o lettere moderne o filosofia….
Un ragazzo che sceglie una facoltá umanistica e che giá dal primo anno (o meglio… dalle superiori!) sa giá che strada vuol prendere, ha molte ma molte piú possibiltá di trovare lavoro rispetto a chi non ha la piú pallida idea su cosa vuol fare, perché puó iniziare giá ad arricchirsi il curriculum. Ti faccio degli esempi di miei amici e conoscenti che hanno trovato lavoro con una laurea umanistica
Triennale in lingue (inglese e tedesco): una mia amica che ha fatto il classico e che a 16 anni ha deciso di volere diventare assistente di volo, ha fatto lingue. Presa la triennale ha fatto la ragazza alla pari in Spagna (per imparare lo spagnolo) e adesso lavora per la Lufthansa. Ha puntato sul tedesco (e non su altre lingue, come il portoghese e o il russo) perché é piú facile trovare lavoro per la Lufthansa che per compagnie russe o portoghesi/brasiliane. Lo spagnolo lo ha scelto perché aveva giá intenzione di trasferirsi in Germania e voleva imparare una terza lingua che fosse utile dal punto di vista turistico ma allo stesso tempo che potesse imparare velocemente (in massimo 6 mesi).
Scienze della comunicazione: una mia amica che fin da piccola voleva diventare giornalista, dopo il classico si é iscritta a scienze della comunicazione e giá dal primo anno di universitá ha iniziato a scrivere per il giornalino del suo paese. Presa la triennale ha fatto un viaggio di un anno per il mondo (lavorando, facendo volontariato e svolgendo altre varie attivitá), ha scritto vari articoli (anche per Lonely Planet) e ha creato un blog. Adesso lavora come giornalista freelancer e ha abbastanza lavoro da potersi mantenere (che, in questo settore, non é poco!).
Scienze della comunicazione: un’altra mia amica che ha fatto questa facoltá ha fatto Erasmus in Irlanda per imparare bene l’inglese. Per maturare esperienza lavorativa, ha fatto volontariato all’estero per due estati consecutive (tra il primo e il secondo anno e tra il secondo e il terzo anno). Presa la laurea si é immediatamente trasferita a Londra, dove ha fatto un corso per specializzarsi in marketing e dove ha fatto uno stage in una multinazionale. È poi tornata in Italia e ha praticamente trovato lavoro nel giro di un mese….. avrá avuto la “laurea delle merendine” ma parlava perfettamente inglese e a soli 22 anni aveva giá quasi un anno e mezzo di esperienza lavorativa in 3 paesi diversi.
Lettere: una mia amica che ha studiato lettere per diventare insegnante ma che si é resa conto che é difficilissimo trovare lavoro in questo settore ha fatto dei corsi (non so bene quali!) per insegnare italiano come lingua straniera. Ha lavorato per un anno in Spagna e per 6 mesi in Argentina, ora é tornata in Italia e insegna italiano agli immigrati.
Ovvio che questi sono tutti esempi di gente che é riuscita a trovare lavoro … potrei citarti una lista di amici che non ha trovato lavoro (alcuni con lauree umanistiche, altri con lauree scientifiche). Ma volevo farti vedere che se si inizia a pensare al proprio futuro quando si é all’universitá, e non dopo che ci si é laureati, si hanno molte piú possibilitá di trovare lavoro.
La facoltà umanistiche non sono affatto facili, e chi lo dice evidentemente non ci ha mai studiato e parla per sentito dire.
Non si tratta certo di leggere le 300 pagine e ripeterle a papera, ma significa analizzare nel profondo, comprendere e fare proprio un universo di concetti storici, filosofici, letterari e linguistici che non sono affatto scontati.
Gli studenti devono sapersi districare tra tutte le branche del sapere umanistico, a prescindere da quello che effettivamente vogliono approfondire, perché non puoi dire di conoscere realmente, ad esempio, un autore letterario senza conoscere anche il periodo storico in cui ha vissuto (e quelli immediatamente precedenti), le correnti filosofiche del periodo, quelle artistiche e anche le questioni sociali dell'epoca.
Tutti questi campi del sapere sono strettamente collegati e non sono assolutamente prescindibili gli uni dagli altri.
Che poi, a livello lavorativo, sono generalmente poco spendibili sono d'accordo, ed è un vero peccato ... Ma questo non le rende più facili o meno 'degne' rispetto alle lauree scientifiche.
Entrambe sono importanti, forse la differenza sta nel fatto che mentre le umanistiche hanno più valore a livello di cultura personale, quelle scientifiche hanno più valore a livello lavorativo.
di solito lo fanno i laureandi in medicina e ingegneria, che possono essere i peggiori esseri umani esistenti, fondamentalmente lo fanno perchè sanno (o credono di sapere) che le facoltà umanistiche portano a settori saturi o con lento ricambio lavorativo, mentre i loro settori sono perfetti, si lavora il giusto e c'è sempre ricambio, ovviamente non è così, ma se la tirano troppo per ammetterlo
L'economia italiana non necessita di laureati in lettere, che possono aspirare al massimo al ruolo di insegnanti, filologi o ricercatori.
Ingegneri, chimici e architetti sono molto più richiesti nelle aziende.
Senza essere prevenuti o denigratori, le statistiche confermano che la laurea in lettere ha pochi sbocchi lavorativi
Mia umile opinione: già sulla distinzione tout court "umanistico/scientifico" ci sarebbe tanto da discutere, personalmente la trovo una divisione anacronistica, in un certo senso pure stupida.
Maynard Hutchins, un importante intellettuale ed educatore del novecento, ha sempre insistito circa la necessità di una visione unitaria del sapere, come prodotto dell'uomo nell'esplorazione di se stesso e di cio che lo circonda. Ci sono tanti esempi, anche storici, di persone spinte da passione, intelligenza e valori, affermatesi in campi poliedrici del sapere confinanti in parte in cio che si definisce "umanistico" ed in parte in cio che si definisce scientifico (albert schweitzer fu uno dei piu grandi medici del ventesimo secolo, ma fu pure un abilissimo organista, filosofo e studioso di musica, Pierre de Fermat è riconosciuto come uno dei maggiori matematici della storia ma fu pure un grande avvocato, e magistrato francese, lo stesso John Nash, fu un matematico di prim'ordine ma con le sue teorie innovo anche e soprattutto ambiti schiettamente umanistici nel campo dell'economia, che di certo è prodotto dell'uomo e non scienza naturale, ne studia fenomeni naturali-scientifici tout court e si puo continuare.).
Lo studio richiesto per eccellere in ambiti letterari (musicologia, storiografia etc) non è da meno di tanti studi scientifici (non parlo solo della laurea, ma pure della necessita di prendersi dottorati di ricerca, pubblicazioni etc per affermarsi nella ricerca seppur in campi umanistici). E sicuramente un avvocato e ancor di piu un magistrato o notaio (anche se io gli studi giuridici come quelli finanziario-economici li considero piu "tecnici" che "umanistici tout court") non studia certo di meno di tanti laureati in materie "scientifiche" :), voglio dire parliamo di percorsi quasi decennali che richiedono sforzi non indifferenti, anche dal punto di vista economico.
Circa il lavoro, è ovvio che un ingegnere sia piu richiesto di uno storico, per intenderci. Ma non pensare che significhi necessariamente l'el dorado: ci sono ingegneri, specie in certi campi (civile, edile, biomedico) che vengono assunti come primo contratto a 600 euro al mese in studi privati.
Saluti.
E' evidente che in questi nostri tempi orientati sulle risorse tecnologiche, elettroniche ed industriali, l'intero mondo umanistico se la passa piuttosto maluccio. Del resto, come si usa dire, è tutta questione imperniata sulla cosiddetta "spendibilità" dei vari Diplomi e delle diverse Lauree. In effetti quelli e quelle basati/e sulle materie classico-umanistiche danno accesso solo e soltanto ad attività di nicchia. Sono gli studi nelle svariate discipline tecnico-scientifiche ad aprire ancora le pure rare porte del lavoro. Questo ineccepibile dato di fatto condiziona pesantemente le scelte scolastiche dei nostri giovani. Non potrebbe essere altrimenti.
ma alla fine sono disoccupati o no?