Più che globalizzazione direi che si può parlare di mondializzazione: migliorano i trasporti e le comunicazioni, l'impero si estende per gran parte del mondo conosciuto e i mercati si potrebbero definire "internazionali", nel senso che le merci circolano con relativa facilità oltre i confini delle varie province.
Tuttavia non si può definire "globalizzazione" questo stato delle cose: mentre la classe dirigente ha in effetti una cultura per molti aspetti globalizzata, tant'è vero che si può parlare di cultura di classe piuttosto che di cultura etnica, e dispone di un'unica lingua, il popolo rimane pressocchè tagliato fuori da questo senso di appartenenza ad una realtà più vasta come può essere quella di un impero: soprattutto sul finire dell'Impero Romano, anche solo il fatto di sentirsi guidati dalle istituzioni romane viene meno, per cui ci si riconosce sempre in misura minore in Roma. Nelle classi più umili non c'è alcuna traccia degli aspetti tipici della globalizzazione, come cultura e stili di vita condivisi, mentalità e costumi comuni, dieta, vestiti e linguaggio simili tra di loro.
Secondo me, globalizzare, vuol dire rendere altri stati conformi alla propria cultura; quindi la civiltà romana, come molte altre grandi civiltà tendevano a globalizzare i territori da loro conquistati.
La civiltà romana è paragonabile ad un prodromo dell'attuale civiltà made in U.S.A. che ha globalizzato i territori in cui di è insediata militarmente.
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Più che globalizzazione direi che si può parlare di mondializzazione: migliorano i trasporti e le comunicazioni, l'impero si estende per gran parte del mondo conosciuto e i mercati si potrebbero definire "internazionali", nel senso che le merci circolano con relativa facilità oltre i confini delle varie province.
Tuttavia non si può definire "globalizzazione" questo stato delle cose: mentre la classe dirigente ha in effetti una cultura per molti aspetti globalizzata, tant'è vero che si può parlare di cultura di classe piuttosto che di cultura etnica, e dispone di un'unica lingua, il popolo rimane pressocchè tagliato fuori da questo senso di appartenenza ad una realtà più vasta come può essere quella di un impero: soprattutto sul finire dell'Impero Romano, anche solo il fatto di sentirsi guidati dalle istituzioni romane viene meno, per cui ci si riconosce sempre in misura minore in Roma. Nelle classi più umili non c'è alcuna traccia degli aspetti tipici della globalizzazione, come cultura e stili di vita condivisi, mentalità e costumi comuni, dieta, vestiti e linguaggio simili tra di loro.
Spero di esserti servita a qualcosa! XD
Globalizzazione è un termine coniato da bimbiminkia divenuti professori, e male usato da giornalisti ignoranti.
Il mondo è sempre stato globale, anche quando lo si credeva piatto.
I greci vivevano in un mondo globale quanto il nostro, anche se per andare ca Catania ad Atene ci si mettevano cinque sei giorni per mare e non 5/6 ore con l'aereo. I Greci avevano anche sviluppato una forma della loro lingua che era il linguaggio globale, il greco della Koiné.
Non molto diverso il mondo cartaginesi, per quanto meno artisticamente rappresentato: le monete di Cartagine erani gli euri od i dollari del 300 a.C.!
Ed i romani poi quanto si lamentavano! anzitutto dei greci, poi della decadenza dei costumi...
Nulla di nuovo sotto il Sole, lo scriveva già l'ecclesiaste XXV secoli or sono.
no. l' impero romano non ha a che fare col globo terrestre
Ciao ;-)
Secondo me, globalizzare, vuol dire rendere altri stati conformi alla propria cultura; quindi la civiltà romana, come molte altre grandi civiltà tendevano a globalizzare i territori da loro conquistati.
La civiltà romana è paragonabile ad un prodromo dell'attuale civiltà made in U.S.A. che ha globalizzato i territori in cui di è insediata militarmente.
In altre circostanze alcune note imprese americane come McDonald rappresentano invece una sorta di conquista del territorio, con lo strumento del consumismo, anziché in armi.