i genitori non accettano l'omosessualità\transessualismo dei figli o l'accettazione dei figli verso la loro condizione?
la società cambia. molti si dispiacciono perchè preferivano la configuarzioen di prima.
eppure io non posso far a meno di notare alcune reazioni.
quelle dei genitori "aperti" che poi al coming out ci rimangno male.
in fin dei conti, non sembra che non acccettino l'omosessualità dei figli. ma che non accettino il loro stile di vita, il fatto di volerlo vivere invece di reprimerlo (soprattutto in caso di bisessualità) o nasconderlo, o cmq viverlo il meno visibilmente possibile.
insomma, come se il fastidio fosse il fatto di farsi vedere, non di esserlo. quindi l'entrare in contrasto con la società, non l'essere LGBT in sè per sè...
insomma, un certo tipo di omo-transfobia, in realtà è solo desiderio di non opporsi alla società... conformismo insomma..?
che ne pensate?
Update:vishnu: bella analisi in poche parole.
Update 3:♣Pournio Ciurlisko♣: : in realtà è stata proprio la tua domanda, a cui ho risposto poco prima di ideare questa, ad ispirarmi.
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Purtroppo è così. So che è facile parlare da non - madre, ma credo che se i miei figli dovessero essere omosessuali non avrei assolutissimamenre nessun problema.... se fossero transessuali avrei un po' più di difficoltà ad abituarmi all'idea, ma per l'amore di un figlio farei il possibile per riuscirci.
comodità direi.
avere un figlio o figlia appartenete alla categoria lgbt è una gran"rottura di scatole"...la gente critica, ti toglie il saluto, ti guarda male...magari il salumiere prima ti dava il prosciutto migliore adesso quello scadente...
la società fortunatamente cambia eccome e molto più velocemente delle teste degli uomini....per cui è inutile che facciano tante storie...è come mettere un granello di sabbia in un ingranaggio...lo puoi rallentare, ma non fermare.
:D
Per me in un certo senso è stato (ed è) così.
Quando feci coming out con mia madre, molto tempo fa, lo feci in un momento in cui stavo frequentando un ragazzo, le dissi della mia bisessualità e da parte di mia madre non ci fu nessuna reazione "negativa", si limitò ad accettare la cosa prendendola come una mia "fase" ormai passata.
Una volta lasciato il mio ragazzo per una ragazza... è venuto giù il finimondo... Mia madre ha tirato fuori tutta la sua omofobia e il suo bigottismo, dicendomi addirittura che lei "non mi aveva fatto così, che in casa sua nessuno era -così-" così come? "malato" mi disse.
Dopo vari scontri, la situazione è migliorata per fortuna, sta piano piano accettando questa parte di me, anche se, credo, anzi, ne sono sicura, non l'accetterà mai totalmente.
Perché? Mmh, io credo che sia una sorta di conformismo misto ad omofobia vera e propria. Cioè penso che lei oltre ad avere una mentalità tanto "chiusa" da pensare che l'omosessualità\bisessualità\transessualismo siano delle malattie, è anche una persona molto bigotta, che non ha e non ha nemmeno mai avuto il coraggio di "uscire dagli schemi", perché essere conformi alle regole della società, della morale ecc, significa essere "normali" "giusti".
Credo che comunque, ci sia un po' d'amore per me, nel suo ragionamento e nella sua reazione negativa, in fondo mi rendo conto dell'ambiente in cui è cresciuta, della sua mentalità e capisco che una donna di 50 non possa di colpo stravolgere ciò in cui ha sempre "creduto", ciò che per lei è sempre stato giusto. È già molto che stia cercando di "capire".
Penso però che ci sia anche del "conformismo" nel senso che se si oppone al mio stile di vita lo fa soltanto perché pensa, in buona fede, che sia sbagliato e dunque cerca di proteggermi anche dal male che la società fa a chi è etichettato come "diverso".
Il punto, purtroppo, è che il "conformismo" tende a "conformare", cioè "legalizzare" certi comportamenti e discriminarne altri, non sulla base del "giusto" o "sbagliato", ma sulla base della morale, dell'etica religiosa, del buon comportamento. Nessuno si chiede se questi comportamenti e stili di vita siano giusti, si da sempre per scontato che "quello" che fanno "tutti" sia giusto perché lo fanno "tutti" e allora è "normale".
Ciao donna perfidaaaa!! :D
Mandra io ti adoro, leggendo la tua domanda non ho potuto fare a meno di vedere una corrispondenza perfetta con quello che sta accadendo tra me e mia madre. Lei è sempre stata una persona aperta, nel senso che si è sempre indignata per le aggressioni omofobe, non ha mai discriminato, è sempre stata favorevole all'estensione di molti diritti negatici (tranne adozione). Quando le ho detto di essere gay ha accolto la cosa quasi con disinteresse, sottolinenando che niente sarebbe cambiato. Solo perchè pensava che in me, niente sarebbe cambiato. Il suo discorso era più o meno il seguente "Che problema c'è? Segretamente trovi qualche altro ragazzo come te, fai le tue esperienze nascosto in un sito di massima sicurezza sotterraneo a prova di spie-pettogole, dopo aver uccellato abbondantemente ti senti realizzato, capisci che è solo una fase, ti trovi una ragazzi, la sposi, fai tanti bambini e vivi felice e contento. Saresti comunque libero."
A quel punto ho iniziato a tentare di farle capire che essere gay non cancella il fatto che siamo persone. Per un gay non dichiarato, ogni minuto di vita quotidiana deve essere dedicato ad evitare di fare\dire qualcosa che possa insinuare dei dubbi. Non parlare al maschile di persone con le quali si ha una relazione, impedire che gli incontri intimi vengano scoperti, l'impossibilità di far conoscere la persona agli amici e ai genitori. Se il luogo non è estremamente aperto subentra il pericolo di camminare mano nella mano o di baciarsi in pubblico, l'impossibilità di fare effusioni di alcun tipo con la paura di essere scoperti dalla zia di passaggio. Il tutto, ovviamente, contornato dalla consapevolezza che da noi ci si aspetterebbe di andare a convivere con una femmina e non con un maschio, che non potremmo sposarci, che non potremmo godere di tutti i diritti annessi e connessi ad una unione civile, che non potremmo adottare. Per questo, ci consigliano di reprimere e di fare la vita da etero. Dopo tutto questo ho chiesto a mia madre, con quale coraggio si può parlare di una condizione simile come di una condizione libera? Ovviamente, non ha saputo rispondermi. Però qualcosa ha detto e solo ora, mi scuso per il poema, giungo a rispondere veramente al fulcro della tua domanda.
"Beh, magari non sarete liberi, ma almeno non verrete discriminati voi e chi vi sta vicino, me compresa. La società è chiusa, non possiamo farci niente. Bisogna aspettare. Così come si vive adesso non si sta tanto male se non si osa troppo. In Italia questo è già il massimo che si possa ottenere e scontrarsi con questa realtà dei fatti significa darsi altri problemi e noi ne abbiamo già troppi di problemi." Esatto: come dicevi tu, conformismo. Conformismo per quieto vivere. Ho provato a farle capire che non sarà nascondendosi che i gay otterranno le libertà che gli spettano e nonostante l'iniziale reticenza, lo ha capito perfettamente. E quando io le ho chiesto "E allora perchè non dovrei vivere liberamente?" lei ha risposto "Perchè non è giusto che sia tu il primo. Lascia che siano gli altri a sacrificarsi per il cambiamento, poi quando le cose cambiano ti ci metti anche tu". Bellissimo, non c'è dubbio. Ho provato perfino a farle capire che se tutti ragionassero così ogni conquista della società non esisterebbe ma lei ha saputo solo chiedermi se io me la sarei sentita di essere "il primo crètino che va allo sbaraglio mentre tutti gli altri stanno a guardare" forse aspettandosi che le rispondessi no. A parte il fatto che grazie al cielo non sono il primo, non solo me la sento, ma sono anche ben fiero di non nascondermi, ben fiero di non volermi appiattire al volere (sbagliato) di una maggioranza che non ha alcun diritto di impormi delle limitazioni. A quel punto mi ha detto che non si aspettava di avere un figlio ignorante così. Sembra roba da poco, ma giuro che il fatto che mia madre non capisca questa mia decisione mi fa male più di tante altre cose. Soprattutto perchè lei è sempre una di quelle che critica la società e il conformismo. Ha imparato in fretta ad adeguarsi a quanto pare.
Hai ragione. Tempo fa avevo risposto alla domanda di qualcuno che si chiedeva come mai i genitori facessero così fatica ad accettare la sua omosessualità.
La ragione dell'istintivo rifiuto di questa realtà da parte dei genitori (nella maggior parte dei casi) non sta nel fatto di avere una figlia/un figlio omosessuale o transessuale, perché in fin dei conti nutrono per il figlio lo stesso affetto che nutrivano prima di saperlo; ciò che li spaventa più di tutto è il condizionamento sociale, sia per se stessi (del tipo: "ah, chissà che gente sono quelli lì per avere un figlio invertito!"), sia per il figlio, perché tutti sanno che si va incontro a un'esistenza ben più complicata vivendo apertamente da omosessuali o transessuali.
Io sono una MtF, e ti posso dire che passo molto bene, non ho fatto alcun intervento di chirurgia estetica e sono in terapia ormonale solo da cinque mesi, però è solo una piccola parte delle persone che incontro ad accorgersi della mia condizione (anche se a me non dà alcun fastidio che se ne accorgano, anzi). Nonostante questo i miei genitori sono molto apprensivi, mi accettano e mi vogliono bene per ciò che sono, solo che non è raro sentirmi dire "ma sei proprio sicura di uscire vestita così?". Non perché io vada in giro vestita come una poco di buono, ma perché se mi vesto in modo femminile posso attirare più sguardi, e tra questi sguardi magari ci sono anche quelli di chi si sente in diritto di punirmi verbalmente o fisicamente per ciò che sono. Ecco cosa passa nella loro testa la maggior parte del tempo (per non parlare del futuro, del lavoro e di tutte le altre allegre complicazioni che riguardano la vita di chi gira con un'identità, e si ritrova in borsa i documenti di suo fratello gemello...).
La società è un fenomeno molto potente, quasi incontrastabile a volte, lasciatelo dire da chi è costretto ogni giorno ad affermare il proprio diritto a esistere, visto che non rientra nei ristretti canoni di genere che la società, appunto, prevede per tutti gli individui senza eccezione e senza distinzioni di sorta. Tutti bei maschioni virili con l'illusione di avere il potere di decidere come gira il mondo o tutte donne prive di encefalo ma dotate di tacchi a spillo più lunghi delle gonne, ecco come siamo belli.
i miei genitori hanno qst problema con me..
accettano la mia omosessualità però hanno una paura bestia che io mi esponga alla gente nn come sofia taldeitali ma come sofia la lesbica ...e quindi persona che rischia di essere discriminata.
ecco perchè nn voglio che io vada a dichiararmi in giro,o che vada ad esporre agli altri le miei idee pro glbt.
a me sinceramente del loro comportamento non me ne frega niente perchè la vita è MIA e ne faccio ciò che voglio.
loro probabilmente lo fanno per "difendermi" ma in realtà è anche un modo per opprimere la mia libertà anche sessuale.
Di recente mi è capitato di stare seduta a tavola con alcuni coscritti della scuola media e il tizio di fronte a me se n'è uscito con una delle frasi più ricorrenti e in assoluto più infurianti che conosca: "io non ho niente contro gli omosessuali, purché non debba vederli."
Tralasciamo la mia reazione, che non ha attinenza con la domanda e passiamo al succo della questione: la maggior parte delle persone, pur accettando a parole, nega l'esistenza delle cose finché non ne ha una prova tangibile. La prova tangibile (nella fattispecie il coming out) rappresenta la fine di quel comodo stato di limbo in cui la maggior parte dei genitori si rifugia (forse passerà, forse ho capito male, forse è una fase).
Opporsi al conformismo con forza e convinzione è una delle prove di coraggio più impegnative e più rare che ci siano. Implica una sicurezza in se stessi e uno sprezzo del giudizio che possiedono in pochissimi.
Il genitore deve mettere in gioco una quantità doppia di coraggio, perché affronta la reazione della società non per se stesso ma per il proprio figlio o figlia. Non me la sento di condannare quei genitori che ne hanno paura: il più delle volte a preoccuparli è il benessere dei figli, ma è evidente che senza uno sforzo da parte loro, la situazione non si sbloccherà mai.
Più che altro è questo che accade nella maggior parte dei casi (come ad esempio il mio), in altri invece sono i genitori stessi a ripudiare i figli proprio perché LGBT.
Ho notato che nei continui litigi con la mia famiglia mi è sempre stato ripetuto
"Pensa a quel che dirà la gente",
"Tu farai morire nostra madre",
"Finché non siamo sotto terrà questa cosa non si deve sapere",
"Non voglio che la gente dica che in famiglia c' è un ri.cchione".
Sono frasi che mi porterò dentro per sempre, mi hanno fatto capire che è proprio per questa società a spingere la mia famiglia non voler più vedermi.
Non è conformismo, è stupidità a lasciarsi prendere il panico del giudizio della gente.
Purtroppo hai ragione, credo che questo valga per la maggioranza dei casi in cui l'omosessualità di un figlio è "accettata" in famiglia.
Anche io ho lo stesso problema.
Mia madre non ha problemi con il fatto che io sia lesbica, continua a ripetermelo ogni volta che ne parliamo, però noto che appena tocco l'argomento LGBT, o commento una bella ragazza (cosa che mi capita spesso causa ormoni impazziti u.u), lei si irrigidisce, e cala il silenzio.
Il massimo che fa è ridacchiare nervosamente e rispondermi a voce bassissima.
Finora non sono ancora riuscita a capire se lo fa perchè non è riuscita a metabolizzare bene la cosa, o per altri motivi.
In ogni caso, credo che la causa scatenante, come dici tu, sia l'impossibilità di conformarsi ad un modello di società a cui credeva di appartenere.
Lei non è mai stata una donna con idee rivoluzionarie o particolarmente anticonformiste (anche se è divorziata, cosa che nel paesucolo dove abito io è un grave crimine punibile con i pettegolezzi delle vecchie in pubblica piazza [e aggiungo qualche insulto seguito da lapidazione simbolica da parte delle anziane signore bigotte che appestano i dintorni della chiesa]).
Per questo motivo devo averle dato il colpo di grazia facendo coming out con lei.
Sono sempre stata un bastian contrario, e la cosa non le è mai andata giù completamente.
Sono già stupita che non mi abbia ripudiata e diseredata totalmente dopo l'ennesima "stranezza".
Mi accetta perchè mi vuole bene e vuole che io sia felice, ma per lo stesso motivo mi impedisce di vivere la mia vita come vorrei.
Basta pensare che da quando ho fatto coming out, ho le uscite contate, e non posso uscire la sera.
Però sopporto, e ogni giorno che passa tento in tutti i modi di farle capire che non ha senso rinchiudermi in casa per "proteggermi" dal mondo là fuori, perchè al mondo là fuori non gliene frega niente che io sia lesbica, etero, bisex o trans.
Ho la fortuna di abitare vicino ad una grande città, la città più menefreghista d'Italia, per la precisione (chiunque conosce Milano mi venga a dire che lì la gente non si fa fin troppo gli affari propri), quindi come può pensare che tutti stiano a guardare cosa faccio io, pronti a discriminarmi alla prima bizzarria?
Basta prendere la metro una volta a Milano per capire che timori del genere sono infondati: trovi la suora col rosario in mano seduta di fianco al musulmano col turbante, e se non chiacchierano, si ignorano a vicenda.
Quindi perchè non dovrebbe essere ignorato un omosessuale/transessuale?
@Ok, pardon, si è trasformata da una semplice risposta ad uno sfogo personale chilometrico.
Non ne avevo intenzione, mi dispiace.
hai azzeccato in pieno il problema__si puo' essere gay ma solo in un certo modo,in una maniera morigerata,non ostentando femminilita'.
anke le donne oggi sono schiave di questi paradossi__alle donne si richiede di essere belle come modelle,giocare la carte della seduzione e della sessualita' esibita ma al momento giusto ''mettere la testa a posto'' diventando angelo del focolare,moglie e madre.
QUESTO E' QUELLO CHE IO CHIAMO BIGOTTISMO EVOLUTO in quanto permette pochissimo e solo a certe condizioni!!!
ricordo ancora quando un prete in una trasmissione TV ha detto apertamente in faccia ad Alessandro Cecchi Paone che cura molte rubriche sui diritti lgbt :l'essere gay non e' un male in se ma dovreste solo pensarlo nella vostra testa e non tradurlo in atto_____roba da restare scioccati=(
e giustamente CecchiPaone gli ha risposto ''allora mi devo tagliare l'uccello?''
MAI COME IN QUESTO PERIODO URGE PACE E LIBERTA' PER TUTTI DI ESSERE SE STESSI,SENZA MA E SENZA SE!!!