Soprattutto in quei melò romantici in costume degli anni ’30-‘40, tipo "Via col vento", ma anche in tutti gli altri generi e negli anni successivi fino massimo alla metà degli anni '60, le performance degli attori appaiono sempre molto caricate, espressive, quasi "false", come se ci apparisse molto più evidente il fatto che i personaggi che vediamo sullo schermo siano attori che stanno recitando una parte. I gesti, il modo di porsi, la caratterizzazione dei personaggi sembrano molto meno aderenti alla realtà, meno verosimili di quanto invece non siano in grado di fare i film moderni. Eppure quello che oggi ci può sembrare uno stile recitativo da filodrammatica, in quegli anni rese merito a quegli attori e al loro lavoro, premiandoli con numerosi riconoscimenti.
Io ho azzardato un'ipotesi in merito: secondo me lo stile di quegli anni risentiva ancora in maniera notevole di quell'espressività attoriale tipica della cinematografia muta. Non che mi intenda di "scuole" recitative e cose varie, ma è molto probabile che per superare quell'impostazione canonica che tanto connotava le primissime pellicole cinematografiche, e per emanciparsi dalla sua influenza, sarebbero dovute passare diverse generazioni di attori.
Pensate che sia plausibile? Avete altre possibili spiegazioni?
Copyright © 2024 1QUIZZ.COM - All rights reserved.
Answers & Comments
Verified answer
Oh che belli che venite a casetta mia...Freddy è abbastanza plausibile, anche perchè non c'è una scansione epocale ma semplicemente la reazione di una tecnica dell'attore all'avvento di tecniche di pellicola. Quindi gli stessi attori si sono trovati dentro un mare nuovo in cui imparare a nuotare. Vero è quel che dice Amaranta rispetto al teatro, ma è cosa precedente e riguarda quel passaggio: dalla nascita del cinema l'attore ha trasferito la tecnica teatrale di fronte alla macchina da presa, inoltre il luogo di riferimento era il teatro, quello si andava a vedere, da lì si imparava; oggi viviamo un'epoca cinematografizzata, si impara dal cinema a fare il cinema, esistono da tempo scuole direttamente volte a questo, prima fra tutti l'Actors Studio che ha creato questa definizione di "entrare nel personaggio" (tipo Brando che andò in Sicilia prima di fare il Padrino), mentre in teatro questa è rimasta per fortuna una delle tecniche più sbagliate: per questo il teatro mantiene la visceralità che molto cinema non ha (e non può avere visto che è pieno artificio), a patto di restare teatro d'attore, organico, con la voce del proprio stomaco (il teatro da tanti anni vive ad esempio una svolta dialettale che il cinema non potrà mai del tutto supportare). Vabbè, ho finito...
Piccola aggiunta: per prendere in giro la cosa qualche anno fa un grande uomo che si chiama Claudio Morganti faceva in teatro una scena in cui entrava e usciva continuamente dal personaggio
La finzione di cui parli, questo "caricare" arriva dal teatro..questa enfasi quasi forzata secondo me aveva lo scopo preciso di trasportare lo spettatore in un libro illustrato, in uno spettacolo "sul palco"...oggi è quasi una "fortografia"... non uno spettacolo. Le colonne sonore spesso diventano invadenti, il montaggio fondamentale. la sceneggiatura imperativa...l'attore è spesso marginale mentre prima era l'eroe indiscusso della trama.
Concordo con te sul fatto che il periodo da te preso in considerazione, è ancora presente un retaggio da film muto, per cui c' è ancora una recitazione basata sulla "fisicità ", rispetto a quelle "linguistica", fatto che oggi si è perso molto, anche a causa di poche scuole per attori valide: se pensiamo agli attori di casa nostra, i vari Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi, hanno studiato all' accademia o si sono formati in ambito teatrale.
Nel muto, si usava il corpo quasi come didascalia, una recitazione più piena, una fusione con il concetto stesso di attore che mima ciò vuole dire, la parola inevitabilmente ha distorto distratto l' attenzione dello spettatore sulla "prova fisica" dell' attore. Oggi si è un tantino dimenticati, dalla recitazione teatrale, come ha sottolineato chi mi ha preceduto, a quella quasi televisiva, molto inespressiva, superficiale, dettata dal fatto che mancano gli attori che non provengono dal campo.
Un importante passo per l' attore è stato il Metodo Stanislavskij, sistema di recitazione di immedesimazione sul personaggio. Forse bisognerebbe proprio ripartire da questo metodo.
Alla tua ipotesi e a quella di amaranta, io aggiungerei che e' anche cambiata la societa' che al giorno d'oggi e' molto piu' complessa e anche preparata per cui non e' solo, come lo era allora, uno spettatore pronto a 'subire' il film. Oggi siamo tutti piu' critici, con gusto sofisticati e ci aspettiamo che un attore sia il piu' possibile realista nella sua interpretazione. O non e' credibile.
Cioè, quando guardi un film con Bette Davis ti sembra che i suoi personaggi siano meno aderenti alla realtà meno verosimili di quelli moderni?